giovedì 6 ottobre 2011

L'Ovest bresciano nella morsa del cemento

GRANDI OPERE&TERRITORIO. L'allarme lanciato da un'affollata assemblea: «Dopo la maxi area industriale di Chiari, la BreBeMi sta catalizzando troppi insediamenti»
L'Ovest bresciano nella morsa del cemento
Fonte Massimiliano Magli Bresciaoggi - 6 ottobre 2011
Gli ambientalisti: «Il maxi polo logistico di confine è una minaccia per Urago d'Oglio». Allarme anche per il centro sportivo a Roccafranca


La sala della biblioteca di Urago d´Oglio affollata di cittadini
Metro cubo più metro cubo meno, è come se 4.500 villette sorgessero di colpo nella campagna tra Urago d'Oglio e Calcio. Soltanto che al posto di una rassicurante cittadella residenziale ci sarà un mega polo logistico.
E' COME - PER FARE UN altro paragone esemplificativo - se un'area pari a novanta campi da calcio fosse spazzata via per essere destinati ad insediamenti artigianali a Roccafranca, a nemmeno un chilometro dall'attuale «Polo del produrre» di Chiari, una metropoli industriale di 320 mila metri quadrati già «prenotata» dai Comuni della zona. Il tutto aspettando che a Roccafranca sorga, in piena campagna, a oltre un chilometro dal centro storico, un polo sportivo di 160 mila metri quadrati. Un'interminale colata di cemento insomma plasmata attorno alla madre di tutte le mega infrastrutture, la nascente autostrada BreBeMi. L'inquietante affresco urbanistico che si staglia all'orizzonte dell'Ovest bresciano è finito martedì sera nel mirino degli ambientalisti che sono tornati a denunciare in un'assemblea pubblica promossa a Urago d'Oglio, una politica del territorio «distruttiva e penalizzante per la salute pubblica».
AL TAVOLO DEI RELATORI si sono alternati Gabriele Pellegrini del movimento Decrescita Felice, Damiano Di Simine, presidente regionale Legambiente e Dario Balotta esperto di trasporti di Legambiente Trasporti. Tutti interventi capaci con la forza dei numeri oggettivi di fare alzare di un livello l'asticella della rabbia e dell'indignazione dei residenti che gremivano la sala.
«Per capire esattamente che cosa sta prendendo forma tra Calcio e Urago d'Oglio - ha spiegato alla platea Pellegrini - basta pensare che il polo logistico Italtrans autorizzato dal Comune bergamasco rischia di cancellare 345 mila metri di campagna fertile per lasciare spazio a 141 mila metri quadri di capannoni. Soltanto la tombatura che le falde acquifere riceverebbero da una superficie impermeabile tanto vasta causerebbe un pauroso squilibrio del reticolo idrico a valle, non essendo possibile in alcun modo far drenare le precipitazioni nel sottosuolo».
E SEMPRE IN TEMA di cementificazioni, Pellegrini ha spostato l'attenzione su quanto sta accadendo a Roccafranca, il cui Pgt in fase di gestazione prevede «un ampliamento smisurato e su entrambi i lati della provinciale 72. In gioco - ha spiegato Pellegrini - ci sono 600 mila metri quadrati, quasi dieci volte quanto già presente all'incrocio in località San Fermo. Non si creda alle chiacchiere della zonizzazione progressiva: aver previsto questa espansione significa avere già scelto di realizzarla».
Nel mirino degli ambientalisti anche il polo sportivo a Roccafranca, quello che per destinazione, oltre che per estensione, lascia sgomenti gli stessi residenti.
«Ci troviamo in aperta campagna - ha commentato Pellegrini -, a un paio di chilometri dal centro abitato, e scopriamo che qui, dove un tempo c'era una cava di prestito, la Giunta ha deciso di confinare i giovani con una passione sportiva».
Di Simine e Balotta hanno parlato di «devastazione allo stato puro, destinata a soddisfare i bisogni del progetto autostradale BreBeMi, ormai arrivato ad un costo di 2500 milioni di euro e assolutamente lontano dal potersi finanziare in modo autonomo. Per cui ecco spuntare poli e zone di aggregazione ovunque, a costo di devastare la poca campagna disponibile».
«A Calcio - ha detto ancora Di Simine - si sta usando la demagogia dell'occupazione, brandendo le 250 assunzioni annunciate come zuccherino per tenere zitta la popolazione, quando sappiamo benissimo che quel numero di addetti non verrà recuperato con assunzioni reali, ma in gran parte con mobilità o con il ricorso al non lavoro delle cooperativa o delle società interinali».
Infine un'accusa alle istituzioni: «Dalla Regione ai Comuni passando per la Provincia - ha commentato Valentina Bazzardi di Legambiente -, abbiamo invitato tutte le istuzioni all'assemblea ma non si è visto nessuno, tranne un amministratore di Urago».

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